La domestica può prestare la sua attività tanto a part-time quanto full-time, e cioè ad orario o a tempo pieno, come pure può lavorare o presso una unica famiglia, ma anche presso altri datori di lavoro. La domestica può anche vivere presso la dimora ove lavora, ma può anche vivere in una propria residenza.
Secondo una recente ricerca svolta in Italia da una nota società del settore, è apparso un panorama riguardante la figura della domestica dalle tinte chiaroscure. Infatti, allo stato attuale, è venuto alla luce che nella maggioranza dei casi la domestica deve affrontare salari che risulterebbero essere molto bassi, turni che apparirebbero essere eccessivamente troppo lunghi, e in più casi non godrebbero del riposo settimanale garantito.
In alcune situazioni, per fortuna molto limitate, si sono anche riscontrati casi di abusi fisici, mentali e sessuali, oppure restrizioni alla libertà di movimento. Altro dato che da questa ricerca è venuto fuori, e che la maggioranza delle domestiche lavorano senza un vero e proprio contratto. Certo, parlare di sfruttamento dei lavoratori domestici può essere forte, pur tuttavia, se i dati verranno confermati, il quadro generale riguardante la domestica in Italia non è certamente idilliaco.
Vi è anche da ricordare che non mancano anche notevoli lacune da parte della legislazione nazionale in merito al lavoro e alla occupazione e a tal proposito è più che sufficiente ricordare come il cosiddetto caporalato sia una piaga nazionale. Discriminazioni sulla falsariga di sesso, razza e di casta, lanciano pertanto ampie oscure zone d’ombra che dovrebbero essere al più presto rimosse.
Quindi, una situazione generale che ovviamente si va a riflettere anche sul campo occupazionale della domestica. Eppure, in un paese che si considera civile, tutto questo non dovrebbe esistere, e ogni lavoratore dovrebbe essere trattato nella medesima maniera. Il principio di equità deve essere sempre presente, e questo non solo a parole ma anche nei fatti.